What About My Objects?

Chiara Bettazzi

a cura di Alessandro Gallicchio

 

17.12 - 5.01

aperta il giovedì dalle 15 alle 19 e su appuntamento (scrivere mail)

  

Il 16 dicembre 2017 alle ore 18.30 LOCALEDUE presenta la personale di Chiara Bettazzi What About My Objects? a cura di Alessandro Gallicchio. La mostra sarà visitabile fino al 5 gennaio.

 

Chiara Bettazzi, sin dai suoi primi anni di attività, si è dedicata con costanza alla raccolta, all’analisi, alla manipolazione e alla composizione di oggetti. I processi di ibridazione materica innescati da questa ricerca sono confluiti in agglomerati scultorei che uniscono tecniche tradizionali a sperimentazioni più eclettiche, contraddistinte da un incessante desiderio di ordinamento.

 

What About My Objects? è un momento di rottura, un'uscita d'emergenza, un'opportunità che l'artista ha deciso di cogliere per affrontare quella costellazione di interrogativi che ruota intorno al suo lavoro da qualche tempo, insomma: cosa fare di tutti questi oggetti oggi? La domanda rimbomba in una società segnata dai processi ciclici di produzione, dalla consumazione compulsiva e dall'idea del possedere per esistere. Passando in rassegna la storia dell'arte a partire dagli anni ‘60, infatti, si percepisce con chiarezza che il ruolo dell'oggetto nell'arte contemporanea non solo è debitore alle sperimentazioni di Marcel Duchamp, ma trae ispirazione direttamente dai valori più perturbanti delle società post-capitaliste. 

 

Non a caso le riflessioni di Chiara Bettazzi fanno eco all'introduzione del testo di Jean Baudrillard, pubblicato nel 1968, e intitolato Le système des objets: «Peut-on classer l'immense végétation des objets comme une flore ou comme une faune, avec ses espèces tropicales, glaciaires, ses mutations brusques, ses espèces en voie de disparition? Peut-on espérer classer un monde d'objets qui change à vue et parvenir à un système descriptif?». L'artista decide così di tentare la via dell'abbandono dell'oggetto rinunciando alle sue proprietà formali, a cui viene preferito un catalogo di immagini. Una serie di fotografie, video e libri d'artista sostituiscono in questo modo una collezione votata alla dispersione e contribuiscono alla sua migrazione semantica, una sorta di cristallizzazione iconografica del feticcio. In uno spazio denso di materiali e significati, Chiara Bettazzi propone una mostra che oltre a essere espressione di un processo in divenire, rivela tutta l'urgenza di un ripensamento del ruolo dell'oggetto nello spazio dell'arte. 

 

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Chiara Bettazzi (Prato, 1977) è artista e fondatrice dello spazio Ex-Industriale di Via Genova a Prato. Il suo lavoro artistico costantemente a contatto con gli spazi industriali nasce da un legame e da una riflessione sull’oggetto d’uso quotidiano all’interno di questi luoghi. Tutto il suo procedere si muove sulla sottile linea patologica tipica della società contemporanea, da una parte orientata verso l’usa e getta e dall’altra votata all’accumulo compulsivo di oggetti di dubbia utilità. Nel suo lavoro cerca di unire il sex appeal dell’oggetto con l’identità industriale da cui proviene, mutandolo in opera attraverso vari media. In tutti i suoi lavori persiste la necessità di camuffare la natura delle cose. La sua è una ricerca che ruota sulla memoria personale e collettiva, sulla registrazione continua di immagini, sull’assemblaggio di oggetti reperiti sul suo territorio e provenienti dalla sua vita personale. Dal 2005 ha creato un progetto di ricerca dal nome SC17 attraverso il quale instaura collaborazioni con diverse figure professionali indagando il patrimonio di archeologia industriale della città di Prato attraverso i linguaggi contemporanei. Con i suoi progetti (TAI – Tuscan Art Industry / Industrial Heritage Map) promuove l’arte contemporanea creando numerosi legami con artisti e spazi indipendenti.

 

Alessandro Gallicchio (Monza, 1986) è ricercatore Post-doc all'INHA-Centre Pompidou (Labex CAP) e curatore indipendente. Insegna storia dell'arte contemporanea all'Ecole du Louvre e all'ESAG Penninghen. Dopo aver conseguito un dottorato di ricerca presso le Università di Firenze/Paris-Sorbonne/Bonn, con una tesi incentrata sulle influenze nazionaliste nella critica d'arte del periodo tra le due guerre, si occupa attualmente delle relazioni tra arte e spazio urbano e di estetiche della riduzione. I risultati delle sue ricerche sono stati pubblicati su riviste scientifiche nazionali e internazionali e ha collaborato con diverse istituzioni museali, tra cui si citano il Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci e Villa Romana in Italia, il Mamco e la Fondazione Bodmer in Svizzera, Tirana Art Lab in Albania, il Muzeum Śląskie in Polonia e il Fukushima Prefectural Museum in Giappone. Nel 2017 ha coordinato la Terra Summer Residency della Terra Foundation for American Art e ha lanciato, insieme a Pierre Sintès (Professore associato di geografia all'Università Aix-Marseille), un programma di ricerca che favorisce un dialogo incrociato tra artisti e ricercatori sul tema Art et monumentalisation dans les Balkans et en Méditerranée.

photo by the artist