VERGE OF COLLAPSE

Niccolò De Napoli, Michele Tiberio

 

a cura di

Alessandra Arancio

opening 24_05   h18,30 

25_05 / 15_06 il giovedì e il sabato 15_19 e su appuntamento 

  

La mostra tratta di un equilibrio impossibile e di una precarietà viscerale: il limite del collasso.

La struttura dei lavori di De Napoli e Tiberio non è chiusa in sé stessa, ma attiva: un' interdipendenza performativa persistente delle opere, nonostante la loro grazia pacata/sobria, mantiene vivo un meraviglioso senso di pericolo. Nel loro azzardato equilibrio, è l'ostinazione della materia che impone il suo ritmo e determina la forma, come gesti intrappolati tra un'imminente distruzione e la loro permanenza.

 Gli artisti rispondono alle narrazioni predominanti della modernità che privilegiano la ragione scientifica sull'esperienza andando contro la logica basata su nozioni di progresso ed evoluzione per presentare agli occhi dello spettatore l’instabilità del tempo presente. Appare come se il minimo intervento possa portare alla distruzione delle opere esposte, e lo spettatore non può fare a meno di immaginare questo tracollo. I lavori degli artisti si completano di questa percezione aldilà della forma, e così la fruizione da parte del visitatore diventa parte integrante del loro significato.

"R. Arnheim...In molti casi sono i sensi, prima di tutto, a cogliere l’ordine. L’osservatore percepisce nelle forme, nei colori o nei suoni dinanzi a cui si trova una struttura organizzata. Ma è arduo, e forse impossibile, trovare esempi nei quali l’ordine di un oggetto o di un evento dato si limiti a quanto la percezione manifesta direttamente. Piuttosto, l’ordine percepibile tende ad evidenziarsi ed a venir compreso come riflesso d’un ordine che lo sottende, sia esso fisico, sociale o conoscitivo."[1]Lo storico dell'arte e psicologo tedesco Rudolf Arnheim, formatosi in seno alle teorie gestaltiste, sia in “Entropy and Art. An Essay on disorder and order”(1971) che precedentementenel testo “Art and visual perception” (1954) sviluppa la teoria della psicologia nell’arte secondo cui lo strumento principale dell’interazione mente-mondo è  la percezione. “Ogni percezione è anche pensiero, ogni ragionamento è anche intuizione e ogni osservazione è anche invenzione.”[2]Si mette in atto uno scambio tra proprietà fornite dall’oggetto e la natura dello spettatore. Le opere esposte suscitano una “forza psicologica” che coglie un’interazione tra tensioni guidate, l’atto del vedere viene stimolato a presagire un’azione anche se non è ancora stata compiuta. 

 

Untitled (2017), di Niccolò De Napoli, è composto da oggetti di uso comune quali un thera Band (elastico utilizzato per scopi fisioterapici) messo  in tensione, a reggere una lastra di vetro  incastrata in un delicato  equilibrio fra il muro e l’elastico. Tra l’elastico ed il vetro si frappone dell’argilla sintetica, la tensione imprevedibile e non controllabile del thera band contribuisce a plasmare la materia creando una immagine amorfa, aggiungendo così un  ulteriore livello di incontrollabilità.

 

Il lavoro di Michele Tiberio proposto per  LOCALEDUE è  Lean back(2017), una lapide di marmo rosa recuperata, sostenuta da una barra di alluminio che si piega al peso del materiale e sobbalza all’interazione del visitatore che vi si confronta sfiorandolo. Il lavoro funziona mettendo in contrapposizione il pregio del materiale usato, che definisce solitamente l’importanza dell’oggetto che compone, con la precarietà a cui è disposto, affidato al sostegno del metallo instabile. La libertà d’approccio da parte dello spettatore condiziona la durabilità dell’opera stessa, che si dispone alla libertà concessa a chi vi si avvicina.

 

Untitled e lean back stimolano entrambi l’immaginazione del visitatore nel prevedere come la naturale entropia che domina il mondo farebbe cambiare l’equilibrio apparente delle opere e più metaforicamente in tutte le cose. L’obiettivo è raggiunto proprio nel coinvolgimento mentale e fisico dei visitatori, dalla loro partecipazione dipende la riuscita e il completamento di senso di entrambe le opere esposte. Il dialogo e il confronto con gli spettatori caratterizza comunemente i lavori dei due artisti, che si presentano come interattivi solamente in potenza e si prestano  a nuove possibili definizioni.

ϟ

Niccolò De Napoli (Cosenza, 1986) vive fra Roma e Vienna dove frequenta l'Akademie der bildenden Künste wien, nella classe di Heimo Zobernig, lavora con diversi media alternando installazione, scultura e azioni performative. Il suo lavoro è spesso equilibrato tra le tradizioni concettuali e il linguaggio delle forme minimali applicato ad elementi di vita quotidiana. Tra le Mostre Collettive : “Senza Appuntamento -da Franco”  (Roma 2018) – “Saluti da Riccione” DAS WEISSE HAUS (Wien 2017)- “Piani inclinati” Galleria Nazionale di Cosenza PALAZZO ARNONE (Cosenza 2016)- “Make it funny since I’m not funny at all” OMG GALLERY (WIEN 2016)- “Something of Mainstreaming”  Vartaj Galerja  (Vilnius (LT) 2014)

 

Michele Tiberio (Palermo, 1987) Si forma a Londra studiando al Royal College of Art e Imperial College. A Londra lavora nel settore della tecnologia e robotica, prima di trasferirsi a Roma per concentrarsi esclusivamente sulla sua ricerca artistica. Al momento ha il suo studio e vive a Palermo.  Con il progetto “Miscomception: a way to mis-understand reality” partecipa a Manifesta 12, tra gli eventi Collaterals.Tra le mostre collettive e personali: “senza appuntamento - da Franco” (Roma 2018); “(...) forse il sussurro nacque prima delle labbra” personale da Francesco Pantaleone Arte Contemporanea (Palermo 2017), Malerbe all’atelier dell’Istituto di Cultura Austriaco (Roma 2017); residenza BridgeArt (Noto 2016); Fondamenta Scure, Palazzo Costantino (Palermo 2016); WAX, Galleria Francesco Pantaleone (Palermo 2015); Volubilis, la Stanza (Roma 2015).

 

Alessandra Arancio (Palermo, 1989)  Ha studiato Storia dell’arte contemporanea a “La Sapienza” di Roma. Ha lavorato per fondazioni private per l’arte contemporanea quali “Volume!” e “Nomas”. Vive a Roma e lavora come curatrice indipendente seguendo progetti di residenza e mostre con enti pubblici e privati in Italia e Belgio. Ha collaborato con la Società Geografica Italiana curando la mostra MAPS | SPAM presso la sede romana in Villa Celimontana, e con l’Istituto Austriaco di cultura a Roma curando una mostra con gli artisti in residenza. Ha contribuito con articoli e interventi critici alle riviste Artribune e ATP Diary online. Collabora come curatrice della sezione arte con la “fondazione Proposta” di Roma.

   

 


[1]Rudolf ArnheimEntropia e Arte. Saggio sul disordine e l'ordine, Piccola Biblioteca Einaudi, 2001.

[2]Rudolf Arnheim, tradotto da Gillo Dorfles,  Arte e percezione visiva,  Feltrinelli, Campi del sapere, 2008.